Outlandos d’Amour

The Police, Outlandos d'Amour

Artista: The Police. Anno: 1978

E’ difficile vivere quando ti senti di non appartenere a nulla, quando tutti ti respingono perché non sei come loro, quando ormai sai solo cosa non sei. La lezione dei Police con Outlandos d’Amour è che tutti quanti prima o poi ci troviamo di fronte alle difficoltà, a momenti bui, tutti prima o poi viviamo sensazioni tristi che ci fanno sprofondare, ma la cosa importante è non mollare nei momenti bui, non farsi abbattere dalle difficoltà e trovare l’energia per andare avanti e raggiungere i proprio obiettivi.

Dal “vecchio” rock al “nuovo” punk

Viviamo in un’epoca dove l’aggettivo “rock” è spesso associato alla libertà, alla rivoluzione, alla trasgressione e all’immediatezza.
In effetti è stato così per oltre un decennio (1960-1970), quello dove gli Who cantavano My Generation e narravano la rivoluzione con Won’t Get Fooled Again e i The Rolling Stones demolivano ogni singolo costrutto sociale e morale cantando di sesso, droga e vita sregolata. Però, a metà degli anni Settanta, il rock – ormai dominato da hard rock e prog – aveva perso un po’ quel genio e sregolatezza, era diventato ormai una cassa di suoni unici e inimitabili ma senza i messaggi degli albori, senza i testi rivoluzionari.
Ecco perché a metà di quella decade il rock era diventato di colpo un residuo polveroso di un’epoca passata, un vecchio retaggio a volte anche un po’ timido se paragonato alla ferocia e alla rabbia dei gruppi punk rock dell’epoca.

Nel 1977 la scena musicale è dominata dal punk, dai Clash e dai Ramones, e chi si era fatto un nome con il rock ora era visto come un dinosauro, spesso anche complice del sistema che aveva portato allo scoppio di quella rabbia diffusa che alimentava la scena punk internazionale. Uno di questi, Stewart Copeland, eclettico batterista che aveva suonato con i Curved Air, decise di passare direttamente al nemico, cogliendo alla lettera il detto “publish or perish“, formando un gruppo punk, chiamando con sé il chitarrista Henry Padovani ed un abile cantante conosciuto in un locale. La voce, con un passato di bassista nella jazz-rock band Last Exit, era quella Gordon Matthews Thomas Sumner, meglio noto come Sting.

La scelta di passare al punk in veste di musicisti rock all’inizio non fu per nulla felice, gli Strontium 90 (nome originale della band, poi diventata The Police) vengono infatti accusati di essere biechi opportunisti, ma la band non si fa intimorire e sfrutta questa energia per comporre il primo album: Outlandos d’Amour.
Inizialmente il principale compositore della band era Copeland, ma lentamente le composizioni e le idee di Sting presero il sopravvento e la band incominciò ad allontanarsi dal punk per abbracciare uno strano, ma molto accattivante, ibrido che riuniva tutte le caratteristiche chiave di vari generi: l’energia del punk, l’incisività del rock ‘n’ roll e le melodie e il ritmo reggae.
Questo ibrido, unico nel suo genere tanto che spesso si dice che i Police siano un genere a sé stante, attirò il chitarrista Andy Summers, dieci anni più anziano e con un bagaglio di esperienze importante alle spalle, e, di lì a poco, l’altro chitarrista, Henry Padovani, abbandonò il gruppo.

Outlandos d’Amour: un nuovo genere che scandalizza

Dopo solo un anno di lavoro, nel 1978 i Police pubblicano il loro primo album: Outlandos d’Amour.

Il full-length, nonostante sia solo il disco d’esordio, presenta già un gruppo abile e maturo, capace come detto di mescolare sapientemente gli elementi vincenti di generi musicali diversi per dar vita ad un particolarissimo punk-reggae in grado di distruggere definitivamente gli ultimi muri e temi sociali che a fatica erano resistiti alle ondate rock e punk.
Benché all’epoca della sua pubblicazione non sia stato immediatamente apprezzato, Outlandos d’Amour ha subito, meritatamente, un’ampia rivalutazione e oggi è riconosciuto come uno dei migliori dischi del gruppo.

La genesi del reggae’n’roll

Appena formatisi, come spesso succede, i Police non avevano né un manager né contratto discografico. Miles Copeland, fratello di Steve, sentendo le demo di “Roxanne”, intuì il potenziale sia della canzone che della band e assunse immediatamente il ruolo di manager, ottenendo un contratto discografico con la A&M Records e investendo 1.500 pounds per affittare lo studio di registrazione. L’album è prodotto da Nigel Gray ed è straordinariamente innovativo. Il mix eclettico di stili musicali, che spaziano dal rock al punk, con influenze reggae e new wave rende Outlandos d’Amour non solo un disco che ha fatto la storia, ma anche un album unico nel suo genere.

L’approccio sperimentale e la fusione di generi musicali differenti caratterizzano la firma sonora distintiva dei Police, che li accompagnerà lungo tutta la sua carriera: il reggae’n’roll.
La grande varietà di suoni porta l’ascoltatore in un viaggio unico, che parte subito molto forte con l’intensità e la velocità punk di Next to You per passare alla calma apparente più rilassata di So Lonely. Roxanne e Can’t stand losing you sono due delle canzoni più celebri di Outlandos d’Amour, e rappresentano perfettamente la differenza di stili all’interno del singolo brano. Roxane si apre con un ritmo lento che quasi supplica la ragazza, mentre termina con il grido d’amore disperato. E così è anche Can’t Stand Losing You, che inizia con un ritmo molto scandito ma raggae per arrivare al ritornello più deciso, intenso e urlato.
Il disco è un prodotto dallo stile snello e frammentario, tenuto insieme da quel tipo di ganci nodosi che fanno spiccare una canzone alla radio e da ritornelli di chiusa ripetitivi e molto musicali. Le parti finali formate dalla ripetizione del ritornello non rendono il tutto monotono, è troppo nervoso e contemporaneamente rabbioso e fragile per esserlo.

Anche la copertina contiene un mix, questa volta volutamente ibrido, di stili: i tre componenti del gruppo dall’aria vagamente ariana, avrebbero fatto pensare all’ennesimo disco punk, ma i colori bruciati, quasi pastello, rimandano al rock di fine anni Sessanta.

Outlandos d’Amour: temi e stili linguistici dei Police

In fase di presentazione avevo detto che questo album era riuscito ad abbattere anche gli ultimi muri che né il rock né il punk erano ancora riusciti a tirare giù. Appena uscito, Outlandos d’Amour non ebbe molto successo a causa delle tematiche trattate nei brani che compongono il disco, la BBC si rifiutò di mandare in onda sia Roxanne, che parlava di prostituzione, sia Can’t Stand Losing You perché esplicitava, in maniera forte e decisa, il tema del suicidio.

“I guess this is our last goodbye and you don’t care, so I won’t cry. But you’ll be sorry when I’m dead and all this guilt will be on your head. I guess you’d call it suicide, but I’m too full to swallow my pride…I can’t, I can’t, I can’t stand losing”.

Con il loro primo album i Police riescono quindi a sgretolare anche gli ultimi tabù a colpi di basso, chitarra e batteria, e lo fanno con un non so ché di leggero, quasi “irridendo” e giocando con i temi. Se penso al suicidio la prima canzone che mi viene in mente è The Final Cut dei Pink Floyd e diciamo che ritmo e sonorità sono decisamente opposte alla canzone dei Police che, pur trattando lo stesso argomento, la rende molto meno cupa e pesante.
Proprio questa leggerezza per molti critici è stata una colpa dei Police, quasi come se volessero svilire i temi, ma invece era il loro modo di poterne parlare parlare a tutti, arrivando con suoni meno pesanti e più reggaeggianti al grande pubblico.

Se il rock e il raggae influenzano suoni e ritmi, il punk, quella rabbia generazionale di rigetto, emerge nello stile stilistico adottato dai Police. L’album si apre con un “I can’t stand it for another day”, che trasuda la saturazione, il livello di soglia ormai bypassato, la voglia di distruggere tutto perché le cose così non vanno, e continua con un “I can’t stand losing you”.
Il fil rouge che cuce ogni brano in un’unica opera è proprio il “io non posso/non ce la faccio più” che negli anni Settanta smuoveva e animava intere folle a distruggere il passato, che era sbagliato, per cercare una nuova via, una nuova felicità, anche costo di fare la rivoluzione.

The Police live, Outlandos d'Amour
The Police, live durante il tour Synchronicity (1984)

Tracce

Next to You – 2:55

So Lonely – 4:50

Roxanne – 3:12

Hole in My Life – 4:55

Peanuts – 4:02

Can’t Stand Losing You – 2:59

Truth Hits Everybody – 2:55

Born in the ’50s – 3:45

Be My Girl – Sally – 3:24

Masoko Tanga – 5:42


Il disco si compone 10 tracce che prendono per mano l’ascoltatore e lo trasportano in un viaggio emozionale. L’ascoltatore diventa un osservatore, che prima vede e vive da vicino le sofferenze d’amore, e non a caso Next to You parla direttamente a chi ascolta dandogli del tu, e un attimo dopo, nella traccia successiva (So Lonely ), vive la tristezza e la solitudine con un certo distacco, come un osservatore più lontano e distaccato.

Outlandos d’Amour è un disco d’amore, di amore vero, che non vuole parlare della perfezione dell’irreale “tutto rose e fiori”, ma dell’amore travagliato, dei holes in our life che ogni tanto ci chiudono lo stomaco, della solitudine che qualche volta viviamo, della sensazione di non poter vivere senza l’altra persona.
L’album finisce con un veloce riassunto, stile recap da serie tv, dei tormenti cantati di Sting & Co, in Be My Girl – Sally infatti si parla di depressione e solitudine al passato e di come i giorni ora, trovato l’amore, abbiamo un significato diverso: “Since Sally came my way, I wake up in the morning and have her on a tray: She’s everything they say she was”

So Lonely

So Lonely, seconda traccia di Outlandos d’Amour, è un brano che entra nel cervello e non ne esce più.
E’ l’opposto della prima traccia che, dopo il punk di Next to You, rivela esplicitamente l’influenza del reggae. Questo brano mette in risalto la bravura di Sting come bassista, il ritmo in levare ne evidenzia le qualità, ma anche Andy Summers sfodera un assolo molto articolato invece di limitarsi ad accompagnare la sezione ritmica.

So Lonely parla dell’idea di solitudine come stato d’animo, dimostrando come ci si possa trovare soli anche quando si è circondati da altri. Il ritornello quasi urlato, dove si ripetono, quasi, ossessivamente i versi così solo (so lonely) e depresso (so low), sottolineato dal potente refrain giamaicano, enfatizza il senso di disperazione e solitudine del cantante/narratore come un sentimento continuo e ineluttabile. Questo sentimento è frutto di un rifiuto, di un’incapacità esistenziale nell’approcciarsi all’altra persona, della difficoltà di trovare una felicità amorosa.

Sting ha recentemente ammesso di aver usato la canzone No Woman, No Cry di Bob Marley come base per la canzone.

Roxanne

Roxanne è la prima grande hit dei Police nonché una delle canzoni più celebri. La canzone è una combinazione perfetta di tutti gli elementi: il pezzo si apre con gli accordi, ed un ritmo reggae, scaturiti dalla chitarra di Summers seguiti dalle solitarie note del basso di Sting ed un crescendo alla batteria firmato Copeland. Un singolo, che in origine doveva essere più una bossa nova, dal ritmo tra ska, reggae e tango che narra di un ragazzo che si innamora di una prostituta e la prega di cambiare vita.

Il brano si apre in modo insolito, con un accordo di pianoforte seguito da una risata. L’accordo e la risata, che oggi sono iconici e identificativi di Roxanne, sono di Sting che, per errore, si era seduto sui tasti d’avorio di un pianoforte in studio suscitando l’ilarità degli altri componenti del gruppo. Suonava molto bene, dava un senso di divertimento tipico dei locali a luci rosse, quella risata seducente che le Roxanne dell’epoca usavano per attirare clienti, e quindi decisero di tenerla.

Roxanne incontrò numerosi problemi all’epoca per via del suo testo che parla dell’amore per una prostituta. E’ la storia struggente di un uomo che implora una ragazza di abbandonare la sua vita per lui: “You don’t have to sell your body to the night. Roxanne, you don’t have to wear that dress tonight, walk the streets for money, you don’t care if it’s wrong or if it’s right”.
Il tema della canzone non è casuale perché, mentre la band soggiornava in Francia l’anno precedente, Sting aveva notato le prostitute che passeggiavano dalle parti del loro albergo trovando l’ispirazione. Il cantante e bassista, ammaliato da una di queste ragazze, si chiese quante di quelle donne avessero una relazione tra le mura domestiche. Sting si interroga sui loro rapporti sentimentali, sulla relazione con i fidanzanti, sulle violenze che potevano aver subito.
La storia c’è, la protagonista anche, manca però il nome e sempre Parigi viene in soccorso. Sting ha raccontato che su un muro c’era la locandina strappata, di un adattamento del Cyrano de Bergerac ed ecco che Rossana diventa l’inglese Roxanne.

L’intera canzone è cantata dal punto di vista del fidanzato che si rivolge direttamente a Roxanne, cercando di convincerla a cambiare lavoro. Se la prima strofa sono le parole del ragazzo che sottolineano il fatto che lei non debba farlo, facendo emerge lo strazio e la disperazione del ragazzo, nella seconda strofa Sting ci porta nella mente dell’uomo. Lui la ama fin dal loro primo incontro e, a differenza di altri, non la vede come un oggetto. Poi, emerge anche un sentimento sentimento di gelosia nel passaggio “I won’t share you with another boy“. L’uso di boy e non di man vuole rimarcare che le relazioni basate solo sul sesso a pagamento fossero un segnale di immaturità.
Nell’ultima parte della strofa il ragazzo è sicuro di voler stare con lei (“my mind is made up” ) e le chiede ancora una volta di togliersi il trucco (“so put away your make up”) poiché lei si sta preparando per tornare a lavoro e servire un nuovo cliente, mentre lui la implora di smettere. Nella parte conclusiva, per la prima volta, emerge un tono di aggressività da parte dell’uomo:“I Told you once I won’t tell you again. It’s a bad way”.

Se Roxanne si sia salvata non lo sappiamo, se il ragazzo abbia avuto il suo lieto fine nemmeno, ma questa canzone d’amore, così “sporca” ma vera, ha consacrato i Police nell’Olimpo della musica.

Can’t Stand Losing You

The Police I Can't Standing Losing You Outlandos d'Amour

Can’t Stand Losing You è un’altra canzona che creò non pochi problemi ai Police. Il brano ripropone il reggae di Roxanne e So Lonely sottoforma di un ritmo contagioso, aggiungendovi un piacevole bridge corale. E’ una canzone tutto sommato semplice, senza traccia di quel virtuosismo che pure a tratti i Police hanno già più volte dimostrato, eppure in questo brano la semplicità funziona a meraviglia.

Il testo, sebbene possa sembrare leggero, nasconde una trama più oscura, rivelando la complessità delle canzoni dei Police.
Il brano parla di un ragazzo lasciato dalla fidanzata che non accetta la cosa e minaccia di suicidarsi tentando di farla sentire colpevole per questo, un modo estremo e tossico per non perderla. L’ascoltatore viene trasportato attraverso una montagna russa di emozioni cupe e sinistre. La musica, come già detto, è in controtendenza con le parole, il modo migliore per esprimere le contraddizioni tipiche dell’adolescenza. Il ritornello però è ossessivo, come può esserlo un adolescente innamorato che non ha ancora imparato a gestire i propri sentimenti, e rispecchia l’angoscia e la morbosità.

La canzone ricevette la stessa sorte di Roxanne, ostacolando l’immediata ascesa del gruppo, a causa della copertina che mostrava di spalle Stewart Copeland impiccato su un grande cubo di ghiaccio in attesa del suo scioglimento.

I can’t see the point in another day when nobody listens to a word I say. You can call it lack of confidence but to carry on living doesn’t make no sense. I can’t, I can’t, I can’t stand losing.
I guess this is our last goodbye and you don’t care, so I won’t cry, but you’ll be sorry when I’m dead and all this guilt will be on your head. I guess you’d call it suicide but I’m too full to swallow my pride. I can’t, I can’t, I can’t stand losing

La mia canzone preferita di Outlandos d’Amour dei Police

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *