Artista: David Bowie. Anno: 1972.
The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars è un viaggio sonoro e narrativo, una saga mitologica nata dal genio di David Bowie che racconta la ricerca di un uomo di un alieno che lo aiuti a salvare l’umanità.
«Certe volte non mi sento una persona, non sono che un insieme di idee di altra gente. Ho sempre avuto un bisogno ripugnante di essere qualcosa di più che umano. Mi sono sentito insignificante come umano e allora ho pensato: “voglio essere un superuomo”» (David Bowie)
David Bowie, Ziggy Stardust e il glam rock anni ’70
Se Let It Bleed (1969) era il manifesto della generazione hippie e anti-war, negli anni Settanta, invece, trionfano il disimpegno, il travestitismo e l’ambiguità sessuale. Come? Attraverso l’uso di lustrini e paillettes, piume e rimmel, stivali e tutine. È la Londra che John Lennon definisce “Rock ‘n’ roll col rossetto”, è il glam rock.
Nel 1972 David Bowie pubblica The Rise and Fall of Ziggy Stardust and The Spiders from Mars, un concept album che aderisce al glam rock dell’epoca. Bowie però prendere gli aspetti “trasformisti” del genere li applica a 360° mutando lui stesso insieme alle sue canzoni.
«Trovo la libertà solo nei regni dell’eccentricità» (David Bowie)
Bowie diventa Ziggy Stardust, un ragazzo alieno androgino dalle movenze sgraziate, truccato e con i capelli rossi, o meglio arancione color carota, che intraprende un lungo viaggio alla ricerca degli alieni che lo aiuteranno a diventare l’ultima rockstar (the rise) salvo poi cadere (the fall), il tutto prima dell’Apocalisse. Spesso si dice che questo o quell’altro album sia il manifesto musicale di quello specifico artista, ma in questo caso l’affermazione non può che essere vera.
The Rise and Fall of Ziggy Stardust and The Spiders from Mars è il manifesto musicale e tematico di David Bowie.
In quest’album vengono trattati tutti i temi cari a David Bowie, al David che era, come ad esempio lo spazio visto che un anno prima aveva inciso la magnifica Space Oddity, che è negli anni 70 e che sarà in futuro, ma soprattutto evidenzia il legame tra arte e rock tanto caro all’artista. Ziggy è quindi la maschera che incorpora tutti gli stereotipi del rock rivisti attraverso la lente del glam rock, è una caricatura del divo idolatrato dal pubblico e stritolato dallo star-system.
Chi è Ziggy Stardust? E’ la maschera perfetta!
Ziggy Stardust era stato inizialmente ideato come musical, una fusione dello sdoppiamento dell’io caro ad Oscar Wilde e anche a Pirandello, salvo poi trasformarsi in un unico vinile.
Uno dei temi principali di questo album è il contrasto tra l’immortalità artistica e la fragilità e temporalità dell’uomo, l’effimero contro l’eterno: Ziggy vuole rimanere immortale attraverso la propria musica poiché consapevole che dell’essere umano resterà nulla da lì a poco a causa dell’Apocalisse. Ziggy Stardust è David Bowie e David Bowie è Ziggy. L’immortalità artistica, infatti, è uno degli elementi fondamentali nel percorso artistico del maggiore esponente del glam rock. Questo tema, insieme alla trasformazione e alla sessualità, ha reso David Bowie un’icona mondiale sotto molteplici aspetti: il re dei trasformisti, una rockstar mondiale, un’icona LGBT… un innovatore, un pioniere.
Questa costante e sotto certi aspetti ossessiva ricerca della notorietà può essere anche letta come un aspetto di critica: David Bowie conferisce al suo alter ego quella notorietà che lo consacra come rockstar, ma che allo stesso tempo suona come una critica allo star system musicale di quegli anni.
Ziggy è la maschera che incarna tutti i cliché del mondo rock, David Bowie infatti per il suo personaggio prende qua e là degli unicum di varie star come Jagger, Lou Reed, Hendrix (Ziggy è mancino proprio come lui), Bolan, ma anche da figure più sconosciute come Vince Taylor e The Legendary Stardust Cowboy, cruciali per la costruzione del personaggio. Taylor, dopo una breve fama in Francia come imitatore di Elvis Presley, torna in Inghilterra e comincia a dare segni di squilibrio mentale, credendosi il Messia e dichiarando di essere in contatto con gli Ufo. Il Cowboy, invece, è un bluesman texano, da sempre un idolo di Bowie. The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars è quindi un mito sul rock, che crea leggende viventi che poi si autodistruggono come Brian Jones, Jimi Hendrix, Janis Joplin e Jim Morrison, solo per citarne alcuni.
Registrato dallo stesso ensemble di Hunky Dory, la band viene ribattezzata per l’occasione “The Spiders from Mars” e vede la stessa formazione: Mick Ronson, Trevor Bolder, Woody Woodmansey e il produttore Ken Scott. Per aumentare la risonanza mediatica dell’uscita dell’album David Bowie dichiarerà all’emittente Melody Maker: “Sono gay e lo sono sempre stato”. Era vero? Mah, due mogli e due figli in teoria smentirebbero questa affermazione, che negli anni è stata alimentata da numerose voci di partner maschili, da Mick Jagger a Iggy Pop. Poco importa, ormai si era creato l’hype per il disco: “Major Tom, missione compiuta”.

Tracce
Il disco si compone di 11 tracce musicali varie ed altalenanti, dalle ballate più melodiche si passa a brani più rock, da un canto sereno a un urlo straziante; la musica scandisce le tappe principali (e drammatiche) della vita di Ziggy Stardust. Ziggy Stardust and the Spiders from Mars non è solo il manifesto di Bowie, è il manifesto del glam rock in generale in quanto contiene tutti gli elementi caratteristici del genere: voci sguaiate ed effeminate, chitarre elettriche e taglienti nei suoni, arrangiamenti pomposi e melodie struggenti, struggenti sì ma mai prese sul serio.
Five Years – 04:43
Soul Love – 03:34
Moonage Daydream – 04:39
Starman – 04:14
It Ain’t Easy – 02:57
Lady Stardust – 03:21
Star – 02:47
Hang On To Yourself – 02:39
Ziggy Stardust – 03:13
Suffragette City – 03:26
Rock ‘N’ Roll Suicide – 02:58
Five Years
L’album si apre con Five Years, una ballata che racconta la notizia dell’apocalisse ascoltata dal giovane ragazzo durante una tipica giornata “umana”. Il giovane si trova infatti per strada, vede il mercato, i negozi di articoli tecnologici, un vigile e molti altri personaggi che riempiono ancora oggi la quotidianità di tutti noi.
Dopo la notizia dell’Apocalisse, “News had just come over, we had five years left to cry in”, il ragazzo è travolto da un’onda di stimoli sensoriali: rombi di macchine, gente che vomita (“A cop knelt and kissed the feet of a priest and a queer threw up at the sight of that“), ma anche una fredda e prorompente pioggia che porta il giovane a pensare a sua madre, rimarcando quindi la sua condizione di essere umano fragile. È proprio in questo il passaggio, al minuto 2.35-2.40, che la voce di David si fa più sofferente e la canzone diventa una sorta di urlo disperato.
È proprio un figlio sulla tomba della madre che apre la canzone successiva, Soul Love, decisamente più rock rispetto alla ballata che apre il disco. Gli elementi di questa canzone la rendono il ponte musicale perfetto tra la ballata Five Years e la celebre Moonage Daydream.
Moonage Daydream
Dopo due canzoni molto terrestri, sia nella forma sia nei contenuti e nei sentimenti raccontati, la terza traccia segna l’inizio dell’era lunare: gli alieni sono arrivati.
Moonage Daydream è il mio pezzo preferito di tutto l’album, è il pezzo che contiene tutto: falsetti, la chitarra elettrica Gibson Les Paul, quella tanto cara a Knopfer, l’assolo di sax…è un viaggio extrasensoriale a ritmo rock.
Ora che sono arrivati gli alieni è possibile comprendere meglio chi è Ziggy.
Ziggy è…è Ziggy, è tutto e niente, I’m an alligator, I’m a mama-papa coming for you, I’m the space invader, I’ll be a rock ‘n’ rolling bitch for you.
Come già detto in precedenza questo concept album non è una semplice raccolta di canzoni, ma sono undici tracce collegate tra loro. L’attacco di chitarra elettrica di Mick Ronson, uno degli Spiders from Mars, trasporta l’ascoltatore da Soul Love a Moonage senza interrompere la musica, un brevissimo stop ed ecco che terminata una, la chitarra fa da ponte alla canzone successiva.
Con un poderoso arrangiamento con tanto di sax e un’interpretazione molto rock ‘n’ roll David Bowie ci fa conoscere meglio Ziggy Stardust (polvere di stelle) e ce lo presenta come solo sui poteva fare, ovvero attraverso i temi a lui cari: sesso e fantascienza introducono il messia androgino venuto dallo spazio.
A livello stilistico e lessicale si nota con molta facilità l’influenza del rock americano in questo disco, ci sono infatti moltissimi americanismi come ‘lectric o rock ‘n‘ rollin‘ e frasi come “busting up my brains” e “lay the real thing on me“, tutti idiomi che evidenziano il legame di Bowie e Ziggy con il mondo rock americano.
Starman
Dopo una breve introduzione dell’era lunare ecco una descrizione più approfondita, e altrettanto ambigua, di Ziggy: lui è Starman, che a seconda della chiave di lettura può essere l’uomo delle stelle o l’uomo star che diventa immortale e idolatrato. Ricordate la mia premessa ad inizio articolo?
Starman è una delle melodie più celebri di David Bowie. L’immortale ritornello “There’s a starman waiting in the sky, he’d like to come and meet us, but he thinks he’d blow our minds” è un capolavoro per tanti motivi, musicali e non, ma soprattutto perché capace di dotarsi in poche sillabe di hooks, letteralmente ami da pesca, quelle brevi sequenza capaci di catturare l’attenzione dell’ascoltatore e in poco tempo diventare veri e propri earworm.
Il melodismo di David Bowie ha il suo apice in Lady Stardust, che presenta chitarre ormai sature e struggenti colpi di piano di Ronson ad assecondare il canto da crooner. È un vero e proprio omaggio a Marc Bolan, tanto che nel demo originario si intitolava proprio “A Song For Marc”, ma le “femme fatales emerged from shadows” riportano direttamente all’amico Lou Reed di Velvet Underground & Nico.
Ziggy Stardust
In Ziggy Stardust and The Spiders from Mars, brano chiave che da il nome all’album, Ziggy è ormai diventato una star e può finalmente esser celebrato con i riff immortali.
La chitarra di Ronson sottolinea il racconto dello Starman che “strabuzzava gli occhi e agitava la chioma come alcuni gatti giapponesi”, ma che è finito in pasto a un’orda di fan: “Facendo l’amore col suo ego Ziggy fu risucchiato nella sua mente come un messia lebbroso, quando i ragazzi l’hanno ucciso, ho dovuto sciogliere il gruppo”. In questo caso David Bowie si traveste da cantastorie dietro le quinte che racconta il concerto, forse l’ultimo, della star che lui stesso aveva creato e reso immortale.
Non è solo uno dei migliori brani dell’album, è il racconto nella vita di una rockstar, dagli occhi strabuzzati e i movimenti goffi quasi a voler emulare un certo Mick Jagger, fino al “making love with his ego” che segna l’apice della carriera, nonché l’inizio della fine delle star.

Rock ‘n’ Roll Suicide: la fine di Ziggy Stardust
L’atto finale di questo splendido viaggio, Rock ‘n’ roll Suicide, segna la morte di Ziggy Stardust e, quindi, dell’epopea glam.
Ho scritto prima che Ziggy Stardust è la maschera perfetta della rockstar, ha qualcosa di Mick Jagger, di Lou Reed e di Jimmy Hendrix; Ziggy vive le stesse inquietudini delle grandi rockstar come Brian Jones, Janis Joplin e Jim Morrison. Quindi la conclusione naturale del disco e della storia di Ziggy Stardust non può che essere un suicidio a tempo rock, a Rock ‘n’ roll suicide.
L’estremo e ultimo atto non può non essere in linea con la spettacolarizzazione e la teatralità che ci ha accompagnati lungo tutto il disco. Ecco quindi che “Time takes a cigarette, puts it in your mouth” e con Ziggy che urla il suo ultimo gesto d’amore implorando un ultimo abbraccio, “Gimme your hands, cause you’re wonderful“. Il tutto è narrato attraverso un canto allucinato e nevrastenico, emotivo e disperato.
Proprio questo ultimo desiderio sarà un momento chiave nei live di Ziggy Stardust, che lo mimerà andando incontro al pubblico e tendendo loro le mani come a mimare un ultimo abbraccio d’addio.
Il 4/7/1973, nel corso di un concerto all’Hammersmith Odeon di Londra, Bowie annuncerà la morte di Ziggy, tra le lacrime dei fan, i “suoi” dudes.
Così facendo, David Bowie non soltanto ha raccontato l’ascesa e il successo, ma lo ha vissuto in prima persona. Ziggy diventa quindi un archetipo mitologico dato in pasto al mondo, innalzato dal suo stesso creatore fino alle stelle e gettato nella polvere fino ad essere simbolicamente uccido e reso così immortale.
Recensione
È difficile affermare con certezza che Ziggy Stardust and the Spiders from Mars sia il miglior album di David Bowie, Heroes e Hunky Dory non sono sicuramente da meno, ma è possibile affermare, senza paura di essere smentiti, che esso sia il miglior album glam rock.
Tutti i brani, molto diversi tra di loro, sono uniti da un fil rouge narrativo, cioè la storia di Ziggy, che difficilmente si trova in altri dischi dell’epoca. Sebbene i brani siano diversi, variano da ballate melodiche a pezzi rock scatenati, sono però connessi da ouverture musicali che trasportano l’ascoltatore da un brano all’altro senza svegliarlo, così che possa continuare a sognare la magnifica storia di Ziggy Stardust and the Spiders from Mars.